La municipalità di Pavia, dopo la guerra, negli anni della ricostruzione, affrontò l’ampliamento del servizio di trasporto pubblico realizzando la costruzione della filovia, da Via Olevano a Borgo Ticino, inaugurata il 3 febbraio 1952.
Subito dopo fu affrontato il servizio offerto dal tram elettrico sul percorso da San Pietro in Verzolo agli Istituti Universitari; le maggiori criticità erano rappresentate dalle vetture, acquistate usate negli anni ’30 da Milano, dallo stato del binario e della linea elettrica di alimentazione che oltre la vetustà avevano subito danni bellici.
Un’altra criticità era rappresentata dal binario unico, presente per circa il 45% del percorso, che costringeva le vetture al passaggio alternato in alcuni punti centrali della linea; tale fatto incideva significativamente sulla regolarità dell’esercizio costringendo gli utilizzatori spesso a lunghe attese provocando quindi una marcata insoddisfazione.
Altro elemento particolarmente sentito era la necessità del prolungamento della linea lungo Viale Cremona, che costituiva l’asse fondamentale dello sviluppo della città nella zona est; questo auspicato tratto non poteva essere realizzato con il sistema tranviario, per i limiti già citati, e quindi, come in altre città italiane all’epoca, prese corpo la volontà di sostituire il tram con l’autobus, ritenendolo la soluzione più flessibile per un servizio moderno che risultasse anche più gradito.
Il poco tempo a disposizione, e forse le disponibilità economiche, portarono a indirizzare la scelta circa il modello di autobus sul FIAT 642, veicolo in produzione in quegli anni, carrozzato dalla AERFER di Napoli e forse destinato all’esportazione; il suo maggiore limite fu la lunghezza, poco più di 8 metri del tutto simile alle vetture tranviarie, questo fatto ridusse quindi la capienza andando in controtendenza alle attese degli utilizzatori che volevano servirsi del mezzo pubblico che collegava una parte popolosa della città direttamente al Centro Storico, alla Stazione, al Policlinico e agli Istituti Universitari.
Ne vennero acquistati 11, quantità simile alle vetture tranviarie che erano 12, ritenendoli sufficienti per l’esercizio in quanto più flessibili; dopo un breve periodo di esercizio misto entrarono pienamente in servizio e la linea, denominata 3, fu prolungata finalmente per alcune centinaia di metri lungo la Via San Pietro in Verzolo e Viale Cremona sino all’altezza di via Salimbeni, ove ora si trova l’ufficio postale.
Il gran giorno, 11 febbraio 1954, era una domenica alquanto piovosa, dopo una presentazione di 6 esemplari davanti al Castello Visconteo e di altri 5 in Piazza del Municipio, alla presenza delle Autorità e con la benedizione di rito da parte del Vescovo Mons. Allorio, i nostri autobus iniziarono il servizio.
La loro numerazione aziendale andava da 11 a 21 e le loro targhe di immatricolazione erano PV 39167 e da PV 39176 a PV 39185. Nonostante la ridotta capienza degli autobus, la realizzazione fu gradita dalla popolazione e vi fu comunque un aumento della frequentazione; questo fatto portò quindi alla valutazione da parte dell’ASM, esercente il servizio, di dotarsi, nel volgere di 5 anni, di un pari numero di autobus di maggiore capacità della lunghezza dai 10 agli 11 metri.
I nostri autobus fecero anche servizio sulle linee 2 Sora – Stazione e 4 Crosione – Stazione che all’inizio degli anni ’60 furono unificate in un sola linea, che mantenne la denominazione di linea 4, con un andamento trasversale della città.
Nulla tolse alle qualità, robustezza e affidabilità di questi piccoli autobus che furono poi tutti venduti marcianti, dopo l’arrivo di vetture più capienti, in varie parti d’Italia quali Andria, Campobasso, Milano (provincia), Napoli (provincia), Prato e Trani ove continuarono a fare onorato servizio, come si suole dire.
Articolo di Claudio Guastoni, tratto da “Il ponte”, aprile 2023