Il 4 settembre 1944 ricorre il 78° anniversario del bombardamento del Ponte Coperto (detto anche Ponte Vecchio) di Pavia.
Guardo il quadro dell’amico Prof. Enrico Borlandi (Portalbera, 7 dicembre 1934 – Pavia, 16 marzo 2015), pittore, scultore e caposcuola del “Panfluvialismo”, diplomato all’Accademia delle Belle Arti di Brera nel 1959.
Il quadro, realizzato nel 1970, rappresenta il Ponte Vecchio nel momento del bombardamento del 4-5 settembre 1944, come un “vecchio” ponte che, sotto i bombardamenti, cerca in tutti i modi di resistere, di non cadere.
Sullo sfondo si vede l’immagine di una Pavia fantasma sotto un cielo tenebroso. Mi torna in mente il diario scritto, con accurata precisione, da Renzo Chiappini, dal quale riprendo alcuni fatti concernenti il bombardamento del nostro Ponte Coperto, tralasciando per motivi di spazio, benché sia molto importante, la descrizione di avvenimenti e personaggi borghigiani.
“Tutto ebbe inizio lunedì 4 settembre 1944, alle ore 10.25, quando le sirene dell’allarme annunciavano l’arrivo degli aerei delle forze angloamericane diretti a bombardare la città di Pavia. Alle ore 10.30 circa, una paurosa esplosione fece tremare il Borgo Ticino e la città devastando le case che si trovavano sulla sinistra e sulla destra dell’ingresso del Ponte Vecchio.
Tre ondate successive distrussero le arcate del ponte della ferrovia, colpendo anche il primo pilone del ponte dell’Impero verso il Borgo, senza causarne la caduta, mentre la parte antistante del Ponte Vecchio venne distrutta. Per questo primo bombardamento persero la vita trentanove borghigiani e molti furono i feriti.
La maggior parte delle bombe caddero nella zona attorno al Ponte Vecchio, causando una completa distruzione delle case vicine, del tetto del Ponte congiuntamente alle colonne di sostegno in granito che crollarono completamente.
Martedì 5 settembre, alle ore 10.20 circa, le sirene d’allarme annunciavano un nuovo pericolo mentre si sentiva il rombo degli aerei che sorvolavano la città.
Alle ore 10.30 il primo sibilo annunciava che il primo grappolo era stato sganciato. Furono cinque le ondate di quel mattino e a ogni grappolo che cadeva si sentiva un rumore sempre più forte e le esplosioni causarono la completa distruzione della chiesetta sul Ponte, mentre le arcate avevano resistito.
Il Ponte dell’Impero fu nuovamente colpito nella prima arcata verso il Borgo che crollò bloccando completamente la strada statale 35 dei Giovi.
L’unico passaggio tra la città e il Borgo era ancora il Ponte Vecchio. Il Ponte Vecchio era in condizioni pietose, ma gli archi fortunatamente resistevano in piedi”.
Proseguo l’esposizione degli accadimenti riprendendoli da altre fonti:
- il 12 settembre, alle ore 10.30, terzo bombardamento: i bombardieri prendono di mira il Ponte Vecchio, ma sbagliano il bersaglio, mentre colpiscono la città;
- il 23 settembre, quarto attacco: le bombe esplodono nella zona della Cascina Acquanegra;
- il 26 settembre 1944, ultimo attacco aereo: questa volta il Ponte Vecchio si arrende.
La prima arcata verso la riva destra è distrutta. La guerra è finita. I cittadini caduti durante questi bombardamenti furono 119; tantissimi furono i feriti.
Articolo di Pietro Sbarra, tratto da “Il ponte”, settembre 2022